Certamente molti sanno che la tradizionale Via Crucis è in qualche modo legata al francescano San Leonardo da Porto Maurizio: nato in Liguria nel 1676, fu seguitissimo predicatore in tutta l'Italia e in tale veste il più eminente e convinto assertore della devozione alla passione di Gesù, sfociata appunto nella Via Crucis, di cui stese anche numerosi canovacci.
Con le sue prediche appassionate, alle quali assisteva anche il Papa, preparò il clima spirituale per il Giubileo del 1750: in tale occasione, piantò la Via Crucis nel Colosseo, dichiarando quel luogo sacro per i martiri.
Naturalmente, tutto risentiva della mentalità e della spiritualità dei secoli precedenti, proprio come si può desumere da un noto passo dell'imitazione di Cristo, testo di autore incerto, ma di diffusione seconda solo dopo la Bibbia: "tutto dipende dalla croce, tutto è definito con la morte. La sola strada che porti alla vita e alla vera pace interiore è quella della Santa Croce e della mortificazione quotidiana. Va' pure dove vuoi, cerca quel che ti piace, ma non troverai, di qua o di là, una strada più alta e più sicura della via della Santa Croce".
Forse avvenne che, come dice Michela Murgia in Ave Mary, "l'associazione logica tra il cristianesímo e la sofferenza si fece così stretta che la devozione popolare tentò di codificarla in liturgia attraverso specifiche pratiche devozionali nelle quali il culto per le sofferenze di Cristo divenne occasione pefetta di rappresentazione delle proprie".
Infatti a partire dal Sacro costato di Cristo alla sacra Sindone, tutti i particolari della passione di Gesù vennero abbondantemente rappresentati ed anche esasperati nell'arte pittorica e scultorea, nella preghiera, nella letteratura, fino ad alcune recenti produzioni filmiche sanguinolenti. Tutto questo, a mio modesto parere, contribuì ad occupare anche lo spazio che di diritto spetta all'annuncio della Resurrezione, che è il centro dell'autentico messaggio cristiano: ecco allora la Via Crucis che, come paraliturgia devozionale, divenne il momento centrale e a suo modo pii significativo delle rappresentazioni su ricordate.
Per fermare questa deriva priva di solidi fondamenti teologici, si dovette attendere la Riforma liturgica del Concilio Vaticano II, che doverosamente cercò di ridimensionare l'aspetto autolesionista di alcune devozioni popolari. Per quanto riguarda la Via Crucis, la Riforma consigliò l'aggiunta della tappa o stazione della Risurrezione, per ricordare a tutti che il cristianesimo è la religione del Risorto.
La Via Crucis di Pozzolo tien conto di quanto sopra ricordato e asserito: per questo, doverosamente, va a terminare con la rappresentazione del Cristo risorto (mosaico posto al centro del tempietto) che, secondo lo spirito e le indicazioni che sarebbero state date da Gesù stesso nelle rivelazioni a Santa Faustina Kowalska, offre al mondo rinnovato le Grazie che scaturiscono dalla sua passione morte e risurrezione, rappresentate dai raggi provenienti dal cuore trafitto e glorioso.
Ecco perchè abbiamo deciso di chiamare questa nostra Via Crucis "Via della Misericordia": una Via Crucis che non si discosta molto da quella tradizionale, ma che, volendo presentare quello che abbiamo imparato fin da piccoli a chiamare il secondo dei misteri principali della nostra fede, inizia opportunamente con una stupenda rappresentazione della nascita di Cristo per giungere, attraverso alcune tappe previste dalla tradizione, pur non raccontate da alcun testo evangelico (é anche per questo, oltre che per altre motivazioni di carattere pratico se non materiali, motivi di spazio e pure di spesa, che abbiamo ad esempio riassunto le forse abusate tre cadute in una soltanto) alla morte redentrice e finalmente, al Cristo glorioso della nuova devozione presentata e caldeggiata dal beato Giovanni Paolo Secondo che ha anche istituito per tutta la chiesa la Festa della Divina Misericordia da celebrarsi nella Domenica in Albis o seconda di Pasqua.
Riassumo e ribadisco il nostro intendimento. Poichè Gesù Cristo, con la sua incarnazione passione morte e risurrezione, ha operato la salvezza per tutto il genere umano, ottenendo per tutti e ciascuno la Misericordia e il perdono di cui abbiamo bisogno, noi della Comunità di Pozzolo, aiutati da tanti altri, ci siamo gioiosamente assunti l'onore e l'onere di rappresentare al meglio il tutto con una serie di nove "stazioni", opera della mente e del cuore, oltre che della mano maestra del carissimo scultore Gianfranco Tancredi, che doverosamente ringraziamo.
Avendo precedentemente attrezzato il tempietto con la stupenda immagine musiva di Gesù, glorioso dispensatore della Divina Grazia, con la nostra Via della Misericordia, ricavata da pesanti blocchi di marmo rosso di Asiago, abbiamo attrezzato un percorso di avvicinamento, che completa questo sito di devozione e richiamo alla fede per gli abitanti di questo meraviglioso altipiano di Pozzolo, per tutti coloro che transitano per le nostre strade, e pure per i pellegrini che -come ardentemente auspichiamo- qui giungeranno a celebrare l'immensa bontà del Signore Gesù.
Altra annotazione necessaria: sulla parete di fondo, alle spalle del mosaico (opera della Scuola del mosaico in Spilimbergo - Udine) che domina all'interno del tempietto, abbiamo chiamato l'artista vicentino Piero Dani a tradurre in stile pittorico modernamente essenziale (pittura acrilica monocolore) e attualizzato con tratti di personaggi noti per santità di vita e pratica cristiana perlomeno esemplare (si veda ad esempio Madre Teresa di Calcutta, la vicentina Santa Bertilla Boscardin, Fra Matteo Zorzetto da Pozzolo e il Papa emerito Benedetto sedicesimo) una convinzione che riteniamo importante: alla grande misericordia di Dio, è necessario che noi stessi rispondiamo con l'impegno di attuare quanto proposto dall'espressione evangelica "diventate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro" (Lc 6,36): ecco quindi, accanto alle parabole del Padre Misericordioso, della moneta perduta e del buon pastore con la pecorella sulle spalle, le Opere di misericordia corporale e spirituale.
Sulle pareti laterali, i devoti visitatori troveranno a destra un bellissimo ritratto musivo della veggente Santa Faustina e a sinistra le parole di Gesù: "prometto all'anima che venererà questa immagine di non perire".
don Giuseppe Negretto, parroco















